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Africa / Proposte di Viaggio

Safari in Africa, consigli utili per un viaggio emozionante

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Il safari in Africa è una di quelle grandi esperienze che sogno di fare da anni ormai.

La natura, i colori spettacolari dei tramonti, gli animali, il silenzio.

Si dice che una volta tornati a casa si soffra di mal d’Africa, è davvero cosi’?

Ho chiesto consigli ed informazioni ad una cara amica che di Africa se ne intende, Cristina che cura il suo incredibile blogDrive my car” direttamente dall’Africa. Dal Congo prima e dall’Angola adesso.

Lei che di safari ne ha fatti un sacco tra Sudafrica, Namibia, Botswana e Tanzania.

“Ciao Cris, innanzi tutto grazie mille per la tua preziosa disponibilità e per questi utili consigli per chi sogna di fare un safari in Africa, ecco qualche domanda”:

“Hai visitato diversi luoghi incredibili in Africa, e fatto safari davvero un po’ ovunque. Quale di questi ti ha emozionata di più per panorami, tipo di safari, animali incontrati?”

Ciao Monica e grazie per questo spazio sul tuo blog!

Vivendoci da ormai tre anni, soffro di mal d’Africa costante e ogni safari continua a emozionarmi tantissimo. Ogni giorno sei in fibrillazione, in bilico tra il piacere dell’attesa e la meraviglia della scoperta.

Ciascuna delle nazioni che ho visitato mi ha colpita per motivi diversi:

in Botswana ho visto una concentrazione di elefanti senza paragoni e ho incontrato i licaoni, animali tanto feroci quanto affascinanti di cui non rimangono che poche migliaia di esemplari in Africa (e dunque nel mondo).

In Tanzania ho assistito alla Grande Migrazione a cui prendono parte circa 2 milioni tra zebre, gnu e gazzelle. In Congo ho incontrato i gorilla.

In Namibia le rarissime specie desert-adapted: gli elefanti, i leoni e i rinoceronti del deserto, diversi da quelli della savana. Infine in Sudafrica… bhè al Sudafrica sono particolarmente affezionata perché è stato il mio primo safari e dunque ogni momento era una sorpresa!

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Quali suggerimenti puoi dare a chi vola in Africa per la prima volta e decide di fare un safari.

Il primo, sacrosanto consiglio è quello di essere pazienti.

Non siamo in uno zoo, gli animali non sono ‘posizionati’ a beneficio del turista.

Sono esseri viventi, sono a casa loro e, di conseguenza, vanno e vengono a loro piacimento. Non è raro guidare per ore intere senza vedere altro che un gruppetto di gazzelle o di zebre.

Ecco perché consiglio di dedicare a un safari almeno quattro giornate piene, proprio per massimizzare le opportunità di avvistamento ed evitare di andarsene con l’amaro in bocca.

Il secondo consiglio è quello di non essere ossessionati dai Big 5.

Non siete riusciti a vedere il leopardo? Non importa, magari avrete visto una famiglia di facoceri passeggiare con le code in su, un avvoltoio appollaiato su di un ramo in attesa che il leone termini di pasteggiare, una zebra che allatta il suo puledrino, una volpe dalle orecchie di pipistrello appena uscita dalla tana, un branco di iene intento a sbranare una carcassa di ippopotamo, un camaleonte fluorescente, una giraffa che si staglia contro il sole.

Capito cosa intendo?

La natura africana è così bella e varia che ogni singolo avvistamento è prezioso!

Il mio terzo consiglio è di natura più pratica.

Molti parchi offrono la possibilità di effettuare i game drive in autonomia oppure in jeep guidate dai ranger: quale opzione scegliere?

Io opto sempre per la seconda che, sebbene più dispendiosa, è però più rilassante, sicura e, soprattutto, ‘produttiva’.

Perché? Perchè nella savana le voci corrono! I ranger comunicano tra loro via radio e dunque, ad esempio, sanno dietro quale cespuglio si nasconde un leone addormentato o dove è più probabile vedere una mandria di bufali. E poi le guide sono una miniera di informazioni: da soli le avreste mai notate queste impronte di ippopotamo?

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Quale luogo ti ha cosi’ colpita che vorresti tornare e quale invece ti ha delusa?

La Tanzania mi ha completamente rapita.

Per la quantità inverosimile di animali, per le scene di caccia crudeli ma bellissime a cui ho assistito, per la poesia senza tempo di luoghi come il cratere dello Ngorongoro.

Non mi stupisce che in swahili il termine ‘safari’ significhi viaggio.

Impossibile scindere l’uno dall’altro: per una settimana intera, il safari è stato protagonista indiscusso e mai come in Tanzania l’esperienza è stata così totalizzante, assoluta.

Mi ha invece delusa – e forse sarò una voce fuori dal coro – la Namibia. Forse sono ormai troppo abituata a un altro tipo d’Africa, più chiassosa, soffocante, piena di vita. I silenzi e la polvere della Namibia non fanno per me.

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Dove dormire durante un safari in Africa, in un lodge, magari di lusso o in un rest camp?

Si tratta di opzioni che incidono in maniera diversa sul budget.

I rest camp sono la scelta più economica, sono strutture base e spesso affollate che, però, permettono comunque al turista di essere al centro della scena fin dal sorgere del sole.

Come tipo di esperienza, i campi tendati si situano invece al polo opposto: certo è necessario investire un po’ di più, ma che favola! Pochi ospiti, quindi inquinamento acustico e luminoso quasi pari a zero, location da sogno e, soprattutto, la possibilità di vivere un’esperienza molto più intima, di perfetta, magica comunione con la natura. La sveglia con i rumori della savana è assicurata!

Qualunque sia la soluzione per cui opterete, la condizione sine qua non è però una sola: pernottare dentro il parco o comunque molto vicini al gate d’ingresso. Questo perchè le maggiori chance di avvistamento di alcuni animali si hanno all’alba (soprattutto dei predatori che hanno appena concluso la loro notte di caccia) e dunque essere sul posto il prima possibile è fondamentale!

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Quale destinazione consigli per un safari con buon rapporto qualità (intesa come cose da fare e vedere) e prezzo?

Direi il Sudafrica.

Il Kruger è uno dei maggiori parchi naturali del continente (è grande all’incirca quanto il Veneto), e ospita al suo interno ben sei ecosistemi: la varietà di fauna e flora è quindi molto ampia. Inoltre, a differenza di Botswana e Tanzania, il Sudafrica è una meta che offre soluzioni adatte a tutte le tasche.

Qualche chicca imperdibile da segnalare?

Una per ogni stato:
Tanzania: febbraio è il mese dei cuccioli! Dai leoncini ai ghepardi, dalle zebre agli sciacalli, è il mese ideale per scoprire un mondo tenero e peloso.

Namibia: anche se il colpo di fulmine con questa nazione non è scattato, ho apprezzato molto il Damaraland – che non è un parco nazionale ma semplicemente una regione – per il particolare tipo di attività proposte: il tracking a piedi del rinoceronte nero e la ricerca dei rari elefanti del deserto (sempre con l’ausilio di un tracker ma, stavolta, in jeep). Ci abbiamo impiegato una mattina intera, ma quando finalmente li abbiamo trovati… l’emozione è stata fortissima!

Botswana: Sicuramente può essere interessante fare un boat safari sul fiume Chobe o un giro in mokoro sull’Okavango; vedere gli ippopotami che si sollazzano e gli elefanti che giocano in acqua e attraversano il fiume è molto divertente. Ben più inquietante, è invece imbattersi nei giganteschi coccodrilli che sostano sulle sponde con le fauci spalancate!

Sudafrica: oltre al Kruger, vale la pena visitare anche altri parchi, magari l’Addo Elephant Park, un’ottima deviazione per chi è in viaggio lungo la Garden Route. Qui ho incontrato un sacco, ma proprio un sacco, di suricati super simpatici!

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Un aggettivo per ogni luogo dove fin ora hai avuto l’occasione di fare un safari: Sudafrica, Botswana, Tanzania, Namibia.

Sudafrica: imprescindibile. Una meta adatta a tutti e che piacerà a tutti.
Botswana: chic. Lontano dalle masse, in un Paese dal turismo a numero chiuso.
Tanzania: preistorica. L’angolo d’Africa che più di ogni altro rimanda a un passato immutato nel tempo.
Namibia: silenziosa. Anche troppo! 😉